Il primo pulsante del citofono è il mio, ed è una condanna perché la postina preme sempre quello, sia per portare la posta a chiunque, sia per portare della posta a me. La verità è che se preme "piano" si sa che non è della posta per noi, ma se preme "pesantemente" allora si sa che è per noi! Un giorno era per noi, non era per mio padre, non era per mia madre, ma non stavo aspettando niente, perché era per me? Scendo, scambio due parole con la postina di fiducia, ormai è una di casa, mi chiede se va tutto bene, le rispondo che insomma, stavo per morire con la polmonite, quindi mi racconta che anche lei l'aveva fatta forte alla mia età, ma c'erano metodi di cura molto diversi e dovette continuare a curarsi per un anno intero. Firmo, mi dà la misteriosa busta che era stata spedita a me, comincio a sperare non sia una multa, la scarto mentre risalgo con l'ascensore, non capisco che cavolo ci fosse scritto su quei fogli, li riguardo dentro casa, trovo le parole chiave che mi chiariscono tutto: "spese processuali". Cerco la somma da pagare, in verità non voglio leggerla, ma purtroppo la trovo, è incomprensibilmente bassa, mi dico che sarà solo una rata di più rate... Leggo e rileggo, non si tratta di una rata, è proprio il totale, non avrei dovuto pagare altro. Comincio a ridere, a rotolarmi, non riesco a credere che il padre di Giorgio Seganos in alcuni anni abbia creato un processo di... 150€. Centocinquanta euro. Devo ben 15000 centesimi di euro allo Stato, perdindirindina! Era partita la musica, in mezzo alla camera c'ero io a ballare con le spese processuali in mano, pagate subito dopo. Avrei pagato di più se fossi passata col rosso al semaforo, ma il semaforo era verde, la pista tutta per me.
[In coda "Crazy" di Gnarls Barkley]
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