La guerra è un pessimo affare per l'Europa. Si tagliano fondi a sanità e istruzione per finanziare il settore difesa, ma il 78% della spesa in armi finisce fuori dall'Ue, il 63% negli Stati Uniti. Un'Europa che investe nelle armi senza una strategia autonoma è un'Europa che si condanna all'irrilevanza geopolitica.
L'Europa ha aumentato la spesa militare del 70% in tre anni, ma resta esclusa dalle trattative tra Mosca e Washington. Già con l'accordo di Doha, gli Usa avevano negoziato senza Nato ed Europa. Ora la storia si ripete: chi finanzia la guerra non decide la pace. Si assiste a un copione già scritto: chi comanda sono coloro che hanno le risorse economiche e militari, mentre l'Europa si limita a pagare il conto e a raccogliere le macerie politiche di scelte altrui.
Zelensky ha rifiutato di cedere il 50% delle risorse minerarie ucraine in cambio di un accordo con gli Stati Uniti. Per Washington la guerra è un affare, non solo una questione di sicurezza. Il modello è chiaro: chi ha le risorse controlla la narrativa della guerra e della pace. L'Europa, invece, continua a perdere e a subire decisioni senza avere la forza di proporre un'alternativa credibile.
I pacifisti, bollati come ingenui, avevano ragione: la guerra è solo distruzione e profitto per pochi. Le loro voci, soffocate dal rumore della propaganda, tornano ora a farsi sentire con l'amara consapevolezza che la storia gli aveva già dato ragione. Chi li ha ridicolizzati ora chiederà scusa? Difficile.
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