APPARIZIONE (1883)
Aparition di Guy de Maupassant
voce narrante Pietro Montandon
musiche e sound design Giuseppe Romeo
direzione Graziana Maniscalco
Un uomo riceve da un amico l’incarico di recuperare delle lettere, appartenute alla moglie, in una villa di campagna. Ed è qui che si ritrova di fronte all’Apparizione.
nota a cura di Nino Romeo
«Edgar Poe non scrisse nulla di altrettanto sconvolgente.»
Così scrive lo stesso Maupassant nella presentazione della ristampa di Apparizione (1991), consapevole di aver raggiunto con questo racconto, nel genere letterario del mistero, particolarmente in voga nell’Europa dell’Ottocento, potenza ed originalità segnica.
L’incipit del racconto è comune ad altri di Maupassant: in un salotto aristocratico, un Narratore, un marchese ottuagenario, racconta una storia.
Ma sin dalle prime battute avverte che si tratta di «una storia strana, tanto strana che è l’ossessione della mia vita», innalzando, così, l’attenzione dei suoi uditori e quella di noi lettori.
Anche lo sviluppo della storia è comune ad altre narrate da Maupassant: il Narratore, cinquantasei anni prima, incontra un amico che non vedeva da tempo (vedi, in questo podcast, Cameriere, una birra!). L’uomo è invecchiato, moralmente spossato, a causa della prematura morte della moglie di cui è ancora follemente innamorato. L’amico affida al Narratore un compito apparentemente semplice: recuperare delle lettere nella villa abitata sino alla morte della moglie e poi abbandonata.
A questo punto, Maupassant imprime una svolta all’andamento e al ritmo della narrazione.
I fatti successivi: la percorrenza, a cavallo, in una radiosa giornata, della breve strada che separa Parigi dalla villa; l’impatto concitato con l’enigmatico e reticente custode; l’ispezione della camera della signora che fa crescere l’ansia e l’immotivato timore nel marchese Narratore; l’apparizione della donna, alta, dai lunghi capelli; il timore che si trasforma in paura franca, quella che dà sofferenza «più che in tutto il resto della mia vita»; la dolente richiesta della donna d’essere pettinata; la sparizione della donna dietro una porta che il marchese non riesce ad aprire; la fuga concitata dalla stanza e dalla villa; il rientro a Parigi, al galoppo, sotto il tepore rassicurante del sole: tutti questi eventi appaiono racchiusi tra due parentesi: le parentesi del mistero, del soprannaturale: tanto da far sospettare al marchese (e a noi con lui) che quanto vissuto non sia accaduto realmente, che tutto sia stato un’allucinazione. Ma il sospetto si dirada quando il marchese trova sulla sua giacca, annodati ai bottoni, i capelli della donna, che lui aveva pettinati. Quei capelli danno uno scatto inventivo ed innovativo al racconto: ma sono anche la conferma della materialità e della carnalità della donna apparsa. La loro pettinatura sarà un sensuale congiungimento dell’uomo e della donna che diverrà indelebile per il marchese negli anni a venire e che lo trasferirà nella dimensione in cui realtà e allucinazione non trovano distinzione di azioni e di memorie.
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