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The Ephrussis were a grand banking family, as rich and respected as the Rothschilds, who “burned like a comet” in 19th-century Paris and Vienna society. Yet by the end of World War II, almost the only thing remaining of their vast empire was a collection of 264 wood and ivory carvings, none of them larger than a matchbox. The renowned ceramicist Edmund de Waal became the fifth generation to inherit this small and exquisite collection of netsuke. Entranced by their beauty and mystery, he determined to trace the story of his family through the story of the collection.

Un'elegante vetrina nella casa londinese di Edmund de Waal contiene 264 sculture giapponesi di avorio, o legno, non più grandi di una scatola di fiammiferi, raffiguranti divinità, personaggi di ogni tipo, animali, piante. La vetrina è aperta, e i piccoli figli di de Waal possono estrarre i netsuke - così si chiamano i minuscoli oggetti - e giocarci. Come facevano, ha scoperto l'autore, i piccoli figli di Viktor e Emmy von Ephrussi, suoi bisnonni, nel boudoir della madre, in un fastoso palazzo viennese della Ringstrasse, un secolo fa.