Épisodes

  • Drinking Bishops in the Sermons of Caesarius of Arles
    Oct 25 2025
    Drinking Bishops: Wine, Vice and the Voice of Caesarius of Arles
    Arles, 5th century AD. The "Little Rome of Gaul" is a thriving city exporting wine, oil and grain throughout the empire. Its vineyards produce prestigious reds for elites and ordinary wines for workers and slaves. But behind this commercial success lies a problem that would shake the late imperial Church: rampant drunkenness among the clergy. In this episode of the Giustiniani Report, we explore the Sermons of Caesarius of Arles, bishop, monk and reformer who dedicated his preaching to combating what he called an increasingly widespread "devil's poison": the vice of immoderate drinking, particularly among bishops and high-ranking clerics. Caesarius minces no words. In his Sermons 46 and 47, he denounces bishops who organize sumptuous banquets instead of preaching, taking money from the poor to set up feasts lasting until dawn. He describes clerics forcing guests to drink "in the name of saints and angels," prelates vomiting and needing to be carried to bed by others, shepherds more interested in managing vineyards than caring for souls. Using deliberately "down-to-earth" language – suitable for farmers and the poor of his flock – Caesarius employs vivid, brutal images: he compares drunkards to "stinking sewers," describes staggering bodies and clouded eyes, denounces the practice of eating excessively salty foods just to drink immoderate quantities of wine. But there's more. Caesarius places ebrietas – habitual drunkenness – alongside the gravest sins, quoting Saint Paul: "Nor will drunkards inherit the kingdom of God." The Council of Agde in 506, which he himself presides over, explicitly prohibits drunkenness to clerics, providing for excommunication or corporal punishment. This episode takes us to 5th-6th century Arles, city of two rivers traversed by barbarian invasions, wars between Franks and Goths, dominations by Visigoths, Burgundians and Ostrogoths. Here, among the necropolises of the Alyscamps – the same fields Van Gogh would paint centuries later – Caesarius fights his moral battle. We'll discover how Western monasticism, unlike its Eastern counterpart, was more "permissive" about wine use, inheriting biblical topoi of the vine and branches. We'll see how Augustine of Hippo – whose main popularizer in Gaul was Caesarius – drank wine at every meal and how his monastic rule provided wine "for those who want it" on weekends. But above all, through the words of this forgotten and rediscovered bishop, we'll understand how fundamental concepts of classical theology passed into the Middle Ages, how the ethics of food intertwined with moral theology, and how surprisingly current problems – substance abuse, clergy corruption, conflict between earthly wealth and spiritual poverty – already afflicted the late ancient Church. A fascinating journey through the history of wine, the Church and the customs of an era of transition, where the Eucharistic chalice could transform into the chalice of excess
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    14 min
  • Vescovi bevitori nei Sermoni di Cesario di Arles
    Oct 25 2025
    Vescovi Bevitori: Il vino, il vizio e la voce di Cesario di Arles
    Arles, V secolo dopo Cristo. La "Piccola Roma di Gallia" è una città fiorente che esporta vino, olio e grano in tutto l'impero. I suoi vigneti producono rossi pregiati destinati alle élite e vini ordinari per lavoratori e schiavi. Ma dietro questo successo commerciale si nasconde un problema che scuoterà la Chiesa del tardo impero: l'ubriachezza dilagante tra il clero. In questo episodio del Giustiniani Report esploriamo i Sermoni di Cesario di Arles, vescovo, monaco e riformatore che dedicò la sua predicazione a combattere quello che definiva un "veleno del diavolo" sempre più diffuso: il vizio del bere smodato, particolarmente tra vescovi e chierici di alto rango. Cesario non usa mezzi termini. Nei suoi Sermoni 46 e 47 denuncia vescovi che organizzano conviti sontuosi invece di predicare, sottraendo denaro ai poveri per allestire banchetti che durano fino all'alba. Descrive chierici che costringono gli ospiti a bere "in nome di santi e angeli", prelati che arrivano al vomito e devono essere portati a letto da altri, pastori più interessati alla gestione dei vigneti che alla cura delle anime. Attraverso un linguaggio volutamente "terra terra" – adatto ai contadini e ai poveri del suo greggio – Cesario usa immagini vivide e brutali: paragona gli ubriachi a "cloache maleodoranti", descrive corpi traballanti e occhi annebbiati, denuncia la pratica di mangiare cibi eccessivamente salati solo per poter bere quantità smodate di vino. Ma c'è di più. Cesario colloca l'ebrietas – l'ubriachezza abituale – accanto ai peccati più gravi, citando San Paolo: "Né gli ubriaconi erediteranno il regno di Dio". Il Concilio di Agde del 506, che egli stesso presiede, vieta esplicitamente l'ubriachezza ai chierici, prevedendo scomunica o pene corporali. Questo episodio ci porta nella Arles del V-VI secolo, città dei due fiumi attraversata da invasioni barbariche, guerre tra Franchi e Goti, dominazioni di Visigoti, Burgundi e Ostrogoti. È qui, tra le necropoli degli Alyscamps – gli stessi campi che Van Gogh dipingerà secoli dopo – che Cesario combatte la sua battaglia morale. Scopriremo come il monachesimo occidentale, a differenza di quello orientale, sia stato più "possibilista" sull'uso del vino, ereditando i topoi biblici della vite e dei tralci. Vedremo come Agostino d'Ippona – di cui Cesario fu il principale divulgatore nelle Gallie – bevesse vino a tutti i pasti e come la sua regola monastica prevedesse vino "per chi vuole" nel fine settimana. Ma soprattutto, attraverso le parole di questo vescovo dimenticato e riscoperto, comprenderemo come i concetti fondamentali della teologia classica siano passati al Medioevo, come l'etica dell'alimentazione si intrecciasse con la teologia morale, e come problemi sorprendentemente attuali – l'abuso di sostanze, la corruzione del clero, il conflitto tra ricchezza terrena e povertà spirituale – affliggessero già la Chiesa tardo-antica. Un viaggio affascinante nella storia del vino, della Chiesa e dei costumi di un'epoca di transizione, dove il calice eucaristico poteva trasformarsi in calice dell'eccesso.
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    51 min
  • Spanish Naples, from Alfonso the Magnanimous to Philip II, by Guido D'Agostino
    Oct 25 2025
    Hello and welcome to the Scenari Futuri Podcast!
    Today, we’re launching a journey that will change the way you look at Naples.

    We are about to explore the rich and troubled history of Spanish Naples, from 1442 to 1598, thanks to the masterful work of Guido D'Agostino. This volume is not just a book—it’s a passport to an era of absolute power, bloody revolts, and a booming Renaissance.
    Did you know that the attempt to introduce the Spanish-style Inquisition sparked one of the fiercest Neapolitan rebellions, forcing the Viceroys to retreat? We will tell you about the rise of Alfonso the Magnanimous, patron of intellectuals like Lorenzo Valla, who transformed Naples into a Mediterranean economic epicenter.We’ll discover figures like Ferrante I, the "Aristomonarch" who dealt with rebellious barons, and the fiery Alfonso II, nicknamed a "fire-breathing dragon" for his military campaigns against the Turks!It's a story of political intrigue, conflicts between Church and State, and how Naples, defying all odds, established itself as the undisputed "Capital of the Kingdom."If you love history, art, and plot twists worthy of a TV series, you can't miss the presentation of this volume.

    We look forward to seeing you at the Monumental Complex of Santa Maria La Nova for the Books & Museum event.Search for "Napoli Spagnola" by Guido D'Agostino and prepare to be amazed!
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    14 min
  • Napoli spagnola, da Alfonso il Magnanimo a Filippo II, di Guido D'Agostino
    Oct 25 2025
    Rivolte, Re e Rinascimento: i segreti della Napoli spagnola! (Guido D'Agostino)

    Ciao e benvenuti su Scenari Futuri Podcast! Oggi, lanciamo un viaggio che cambierà il tuo modo di guardare Napoli.
    Stiamo per esplorare la storia ricchissima e tormentata di Napoli Spagnola, dal 1442 al 1598, grazie al magistrale lavoro di Guido D'Agostino. Questo volume non è solo un libro, è un passaporto per un'epoca di potere assoluto, rivolte sanguinose e un Rinascimento in fermento.
    Sapevi che il tentativo di introdurre l'Inquisizione "alla spagnola" scatenò una delle più feroci ribellioni dei Napoletani, costringendo i Viceré a fare marcia indietro? Ti racconteremo l'ascesa di Alfonso il Magnanimo, mecenate di intellettuali come Lorenzo Valla, che trasformò Napoli in un epicentro economico del Mediterraneo.Scopriremo figure come Ferrante I, l'"Aristomonarca" che doveva fare i conti con i baroni ribelli, e il focoso Alfonso II, soprannominato un "drago sputafuoco" per le sue imprese militari contro i Turchi!
    È una storia di intrighi politici, di conflitti tra Chiesa e Stato, e di come Napoli, sfidando tutti, si sia affermata indiscussa "Capitale del Regno".Se ami la storia, l'arte e i colpi di scena degni di una serie TV, non puoi perderti la presentazione di questo volume. Ti aspettiamo al Complesso di Santa Maria La Nova per l'evento Books & Museum.
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    22 min
  • The anonymous birth, the breach opened by the Consulta has not yet been closed by Parliament
    Aug 9 2025
    # The Right to Know One's Origins: A Still Ongoing Legal Battle
    ## The Turning Point of 2013: When Absolute Anonymity Becomes Unconstitutional
    Italy has experienced a silent revolution in the field of human rights. In 2013, the Constitutional Court declared absolute and irreversible maternal anonymity unconstitutional, breaching a system that for decades had prioritized the protection of the mother at the expense of the child's right to know his or her origins.
    Ruling 278/2013 marks a watershed moment: no longer a secret frozen in time, but the judge's ability to consult the biological mother who had chosen anonymity, verifying whether this desire persists after years.
    ## The Case That Changed Everything
    Behind this legal revolution is the story of R.M., a woman who discovered she had been adopted only during her marital separation. The lack of information about her origins prevented her from obtaining a complete medical history, hindering diagnosis and treatment for conditions that would have required a family history.
    ## Legislative limbo: eleven years of waiting
    Despite the clear indication from the Constitutional Court, the Italian legislature has yet to act. Since 2015, several bills have been introduced—all of which have remained dead letters—while the courts are struggling with internal "mini-protocols" to implement the constitutional ruling.
    ## The questions that remain
    The bill raises crucial questions for the future:
    - How can we protect those seeking their origins for health reasons, when genetic diseases could be treated through genetic mapping?
    - How can we overcome the discrimination faced by former cancer patients in accessing banking and insurance services?
    - Why does the legislature continue to ignore fundamental human rights?
    ## An evolving European law
    The issue is not unique to Italy. The European Court of Human Rights condemned Italy in the Godelli case (2012) for the lack of balancing mechanisms, while in France it recently ruled out any violations of Article 8 of the Convention.
    The picture that emerges is one of a constantly evolving law, where the balance between maternal anonymity and the search for origins remains an open challenge, awaiting the legislator's emergence from its long slumber.
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    *An in-depth analysis by Pasquale Giustiniani that captures the state of the art of an issue destined to impact thousands of lives and which strikes at the very heart of human rights in the 21st century.*
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    22 min
  • Il parto anonimo, la breccia aperta dalla Consulta ancora non è stata chiusa dal Parlamento
    Aug 9 2025
    Il Diritto a Conoscere le Proprie Origini: Una Battaglia Giuridica Ancora Aperta La svolta del 2013: quando l'anonimato assoluto diventa incostituzionale L'Italia ha vissuto una rivoluzione silenziosa nel campo dei diritti della persona. Nel 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale l'anonimato materno assoluto e irreversibile, aprendo una breccia in un sistema che per decenni aveva privilegiato la protezione della madre a discapito del diritto del figlio a conoscere le proprie origini. La sentenza 278/2013 segna uno spartiacque: non più un segreto cristallizzato nel tempo, ma la possibilità per il giudice di interpellare la madre biologica che aveva scelto l'anonimato, verificando se tale volontà persiste ancora dopo anni. Il caso che ha cambiato tutto Dietro questa rivoluzione giuridica c'è la storia di R.M., una donna che ha scoperto di essere stata adottata solo durante la propria separazione matrimoniale. La mancanza di informazioni sulle proprie origini le aveva impedito di avere un quadro medico completo, ostacolando diagnosi e cure per patologie che avrebbero richiesto un'anamnesi familiare. Il limbo legislativo: undici anni di attesa Nonostante la chiara indicazione della Consulta, il legislatore italiano non è ancora intervenuto. Dal 2015 si sono susseguiti diversi disegni di legge - tutti rimasti lettera morta - mentre i tribunali si arrangiano con "mini-protocolli" interni per applicare la sentenza costituzionale. Le domande che restano aperte Il testo solleva interrogativi cruciali per il futuro:
    • Come tutelare chi cerca le proprie origini per motivi di salute, quando malattie genetiche potrebbero essere curate attraverso la mappatura genetica?
    • Come superare le discriminazioni che colpiscono gli ex malati oncologici nell'accesso ai servizi bancari e assicurativi?
    • Perché il legislatore continua a ignorare diritti fondamentali della persona?
    Un diritto europeo in evoluzione La questione non è solo italiana. La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia nel caso Godelli (2012) per l'assenza di meccanismi di bilanciamento, mentre in Francia ha recentemente escluso violazioni dell'articolo 8 della Convenzione. Il quadro che emerge è quello di un diritto in continua evoluzione, dove il bilanciamento tra anonimato materno e ricerca delle origini resta una sfida aperta, in attesa che il legislatore esca dal suo lungo sonno. Un'analisi approfondita di Pasquale Giustiniani che fotografa lo stato dell'arte di una questione destinata a influenzare migliaia di vite e che tocca il cuore stesso dei diritti della persona nel XXI secolo.
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    20 min
  • In my left pocket. Grazia Le Mura, a narrative of life and lives
    Jun 27 2025
    Nella mia tasca sinistra ("In My Left Pocket"), by Grazia Le Mura is a powerful and necessary novel that blends personal narrative with collective memory in the post-colonial context of Burkina Faso. At the heart of the story is Djuma, a young African girl fighting against forced marriage and seeking dignity, freedom, and self-determination. Though published in a sociological series, the novel reads like a coming-of-age story and cultural essay, merging storytelling with sharp social insight. Le Mura, a missionary with over 30 years of experience in Africa, weaves in local traditions, languages, landscapes, and spiritual complexity—juxtaposing African deities, Islam, and the Christian God. Djuma’s refusal to accept imposed fate makes her a symbol of female empowerment. The novel explores themes of colonization, identity, faith, and the beauty of everyday life, captured in the music, dance, and harsh climate of the African bush. A celebration of wonder, resistance, and a liberating image of God.
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    12 min
  • Nella mia tasca sinistra. Grazia Le Mura, una narrazione di vita e di vite
    Jun 27 2025
    Nel suo romanzo: Nella mia tasca sinistra, Grazia Le Mura intreccia vita personale e storia collettiva, offrendo un intenso spaccato del Burkina Faso postcoloniale attraverso la figura di Djuma, giovane donna africana in lotta per la propria dignità e libertà. Il romanzo si muove tra narrazione e saggio, fondendo elementi di romanzo di formazione e sociologia culturale. L’opera, pubblicata nella collana Biblioteca di Scenari, si distingue per l'autenticità linguistica, l’approfondimento storico-politico e l'intreccio spirituale tra divinità africane e il Dio cristiano. Grazia Le Mura, missionaria in Africa da oltre trent’anni, porta nel racconto il suono delle lingue locali, le danze tribali, i paesaggi estremi e i conflitti interni di una società in trasformazione. Djuma, la protagonista, incarna la presa di coscienza femminile, opponendosi a un matrimonio forzato per rivendicare il diritto di scegliere e di essere libera. È un inno alla resistenza, alla fede come forza liberante, e alla meraviglia come strumento di riscatto umano e spirituale.
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    10 min