Diverso sarà Lei

Auteur(s): LC Publishing Podcasts
  • Résumé

  • Luci e ombre della diversity negli studi legali e in azienda.
    Michela Cannovale intervista i protagonisti della business community.
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Épisodes
  • Bye Bye D&I
    Feb 12 2025
    C’è qualcosa di profondamente inquietante nella facilità con cui i diritti acquisiti possono essere cancellati. È come osservare un palazzo costruito mattoncino dopo mattoncino, anno dopo anno, crollare in pochi istanti sotto i colpi di una ruspa. Così ha fatto Donald Trump. Come una ruspa, con un colpo di penna e a poche ore dall’inizio del suo secondo mandato come presidente USA, ha iniziato a riscrivere le regole del gioco della diversità e inclusione nel mondo del lavoro americano, mettendo in congedo retribuito il personale federale che lavorava su iniziative di D&I, con l’intento di eliminare definitivamente le loro funzioni.
    È bastato questo per scatenare un effetto domino senza precedenti. Hanno perso il lavoro anche i funzionari che guidavano i programmi di D&I dell’Università del Texas, di quella della Florida e degli altri istituti accademici degli Stati americani più conservatori. La stessa sorte l’hanno avuta i dipendenti dei colossi Meta, Amazon, McDonald’s, Walmart, Ford, Lowe’s, Harley-Davidson, Brown-Forman, John Deere e Tractor Supply che gestivano le politiche dedicate alle pari opportunità.
    Un ordine esecutivo, una firma, pochi secondi. Zac. Smantellati decenni di Storia. E di storie. Non posso non pensare al movimento per i diritti civili negli Stati Uniti. A Rosa Parks che rifiuta di cedere il posto sull’autobus. Al sogno di Martin Luther King. Alle marce, pacifiche e non, agli arresti, ai sacrifici di vite umane, ai sit-in. Alle battaglie legali, alle sentenze della Corte Suprema, alle leggi faticosamente approvate dal Congresso. È stato un progresso lento, sì. Pagato a caro prezzo, sì, è vero anche questo. Ma costruito sulla tenacia di generazioni di attivisti e cittadini comuni che hanno osato sfidare lo status quo.
    E ora? Mentre i sostenitori di Trump parlano di un ritorno alla vera meritocrazia, le aziende si trovano in un limbo kafkiano: da un lato, la necessità di attrarre e trattenere i talenti in un mercato sempre più competitivo; dall’altro, il rischio di finire nel mirino delle nuove disposizioni federali. Eppure, secondo il Wall Street Journal, nel 2024 le donne occupavano solo il 29% delle posizioni executive nelle principali aziende degli Stati Uniti del Nord, mentre la presenza di manager afroamericani e ispanici resta ancora drammaticamente sottodimensionata rispetto alla loro rappresentanza nella forza lavoro generale. Insomma, non è forse vero che le barriere invisibili esistono ancora? Eccome se esistono! Ecco perché è importante abbatterle con politiche imposte dall’alto. Ecco perché è importante concedere tempo al tempo affinché le cose cambino.Ma poco importa, ormai. Questa vicenda ci ha rivelato una verità fondamentale sulla natura del progresso sociale: non è mai veramente acquisito. È come un giardino che richiede cure costanti. Smetti di innaffiarlo per qualche giorno e le erbacce iniziano a prendere il sopravvento.
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  • Così hanno fatto fuori Lidia Poët
    Jan 13 2025
    Quando Lidia Poët fu esclusa dalla professione forense, nel 1883, i giudici della Corte di Cassazione di Torino dovettero darsi un bel da fare per trovare motivazioni che giustificassero la loro decisione, dimostrandosi peraltro incredibilmente creativi. Poët aveva fatto tutto secondo le regole per guadagnarsi l’abilitazione alla professione, compresa la laurea a Torino nel 1881 con una tesi sul diritto di voto delle donne ed esami superati brillantemente. Eppure, nonostante l'iniziale benestare del Consiglio dell'Ordine torinese, il suo ingresso nella professione scatenò un'accesa controversia e i suoi meriti non bastarono a superare quello che, per l’epoca, era percepito come un problema insormontabile: era una donna.
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  • Com’eri vestita?
    Dec 16 2024
    Chi riesce a sopravvivere dopo essere stata abusata sessualmente e sceglie di denunciare il sopruso, invece, rischia di addentrarsi in un processo sociale chiamato “vittimizzazione secondaria”, per cui si presuppone, più o meno velatamente, che avrebbe potuto evitare lo stupro se solo… Se solo si fosse comportata in modo diverso, ad esempio. O se avesse evitato di lanciare quello sguardo. O se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
    Non a caso, una delle prime domande poste ancora oggi nelle stazioni di polizia o nelle aule di giustizia alle vittime di violenza è: com’eri vestita quel giorno?
    A questa domanda si ispira la mostra – intitolata “Com’eri vestita?”, appunto – allestita a novembre al Palazzo di Giustizia di Milano che, ispirandosi a un progetto della University of Kansas e della University of Arkansas, racconta la storia di 17 donne abusate e violentate. Ogni storia è affiancata dalla rappresentazione fedele degli abiti indossati dalla vittima al momento dello stupro.
    Come ha detto Gino Cecchettin dopo l’annuncio dell’ergastolo per Filippo Turetta, “la sensazione è che abbiamo perso tutti come società. La violenza di genere non si combatte con le pene, bensì con la cultura. Come essere umano mi sento sconfitto. Come società, dobbiamo capire cosa è crudeltà e cosa è stalking. Aiutateci in questo percorso perché c'è tanto da fare”.
    Ne parlo con Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, che ha partecipato al suo allestimento.
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