• Capitolo 2 - Lingue, minoranze e confini da «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    L'antropologa Giustina Selvelli indaga la frontiera tra Italia e Slovenia, sovrapponendo la sua biografia personale, intima e soggettiva, alla storia della frontiera, delle genti che la abitano, delle politiche che la fanno sparire e poi riemergere a seconda dei casi.
    Un resoconto appassionante e documentato che getta luce su aspetti socio antropologici emblematici per comprendere che cosa significa abitare una terra di frontiera.

    21 - Crescere a Gorizia a cavallo del nuovo millennio
    22 - Multilinguismo storico e pluralismo selettivo
    23 - Traumi linguistici e violazione dei diritti minoritari
    24 - La "rimozione" dell'ex Jugoslavia e i richiami balcanici
    25 - Il ruolo delle minoranze e delle identità non esclusive in una prospettiva di frontiera

    Se VUOI puoi cliccare sul link che trovi qui sotto per ASCOLTARE tutti i podcast di «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine» https://penisolabella.blogspot.com/2025/01/audiolibro-gorizia-e-nova-gorica-capire.html
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  • Il ruolo delle minoranze e delle identità non esclusive in una prospettiva di frontiera «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    Lingue, minoranze e confini

    Le situazioni che vissi in prima persona negli anni Novanta e Duemila a Gorizia, incarnarono in qualche modo il nucleo originario di questioni di assoluta rilevanza e attualità che mi trovai ad affrontare in seguito in una prospettiva ancora più ampia: i confini, il multilinguismo, i diritti delle minoranze tecniche, il nazionalismo, l'eredità post-imperiale, l'idea di Europa inclusiva.
    Tali esperienze costituirono dei semi fertili che vennero impiantati nella mia mente fin dalla adolescenza, ma che a lungo non riuscì a far sbocciare con il tempo, Giusy alla realizzazione che il concetto di Europa era basato su tradizioni, modelli, pensieri provenienti dalla parte occidentale del continente e non da quella orientale, il cui contributo appariva del tutto in ombra, mi sconosciuto, una sorta di "negativo" della storia.

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    L'antropologa Giustina Selvelli indaga la frontiera tra Italia e Slovenia, sovrapponendo la sua biografia personale, intima e soggettiva, alla storia della frontiera, delle genti che la abitano, delle politiche che la fanno sparire e poi riemergere a seconda dei casi.Un resoconto appassionante e documentato che getta luce su aspetti socio antropologici emblematici per comprendere che cosa significa abitare una terra di frontiera.
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  • La "rimozione" dell'ex Jugoslavia e i richiami balcanici da «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    Lingue, minoranze e confini

    Nell'immaginario collettivo di chi attendeva da decenni un vero cambiamento nelle dinamiche transfrontaliere, i processi di europeizzazione emersi nei primi anni 2000 con l'annuncio dell'imminente ingresso della Slovenia nell'Unione Europea - in seguito al referendum tenutosi Slovenia il 23 marzo 2003, in cui quasi il 90% dei votanti si espresse a favore - significavano finalmente che Gorizia e Nova Gorica, considerate ancora marginali dai rispettivi Stati nazionali, potevano iniziare a trasformarsi assieme, diventando un nuovo baricentro grazie al superamento dei limiti e delle ferite del passato.
    Tale e prospettiva si tradusse in una nuova forma di entusiasmo per le generazioni locali più giovani, che cominciavano a sognare un futuro migliore è diverso per la regione di confine, non senza una certa dose di utopia.
    Tuttavia, per qualcuno in Italia la questione slovena continuava a rappresentare un problema visto che, appena qualche anno prima, il partito Forza Italia il consiglio comunale a Gorizia si era dichiarato contrario all'ingresso del paese vicino nell'Unione Europea.

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    L'antropologa Giustina Selvelli indaga la frontiera tra Italia e Slovenia, sovrapponendo la sua biografia personale, intima e soggettiva, alla storia della frontiera, delle genti che la abitano, delle politiche che la fanno sparire e poi riemergere a seconda dei casi.Un resoconto appassionante e documentato che getta luce su aspetti socio antropologici emblematici per comprendere che cosa significa abitare una terra di frontiera.
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  • Traumi linguistici e violazione dei diritti minoritari da «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    Lingue, minoranze e confini

    Gorizia. Anche il suo nome di origine slovena - da “gora”, termine per “montagna", diminutivo “gorica” - è già indicativo della realtà slava nella quale nasce all'inizio dell'undicesimo secolo.
    Eppure, nella sua provincia, così come in quella di Trieste, i cognomi delle persone sono stati snaturati e rivoltati nel corso del Novecento per tentare di rimuovere ogni traccia di “alterità slava". Con mio marito, scherzo spesso dicendo che io, slavista di formazione, non l'avrei mai sposato se il suo cognome fosse stato Butti, Buttassi, Bucci o Buttazzoni, tutti cognomi che suo nonno si rifiutò di adottare, rimanendo un Bukovic.
    Nel primo dopoguerra ci furono tante dinamiche complesse, manifestazioni del principio nazionale, imposto con la forza, in opposizione al principio imperiale sovranazionale che regnava in precedenza.
    Fin dal periodo fascista, negli anni Venti, i germi dell'identità esclusiva e imposizione dell’italianità ebbero molte conseguenze negative per la comunità slovena.
    Dal dicembre 1923 non furono più permessi i nomi di battesimo di origine slava.
    La storpiatura di cognomi e toponimi sloveni, portata avanti nel goriziano per decreto fascista, aveva il fine di cancellare memorie e cultura secolari della minoranza slovena - ma anche di quella di lingua tedesca -, contribuendo in molti casi a cancellarla irrimediabilmente.
    Si trattò di una violazione dei diritti linguistici e culturali di queste comunità, una negazione della loro identità e della loro origine.

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  • Multilinguismo storico e pluralismo selettivo da «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    Lingue, minoranze e confini

    Da studentessa innamorata delle lingue straniere, il perfetto bilinguismo dei membri della minoranza slovena e degli sloveni d'oltre confine, suscitava i miei sentimenti di inferiorità, facendomi sentire ignorante nei loro confronti e in qualche modo colpevole di non conoscere la loro lingua.
    Per questo motivo, ogni volta che con i miei genitori arrivavo al lato sloveno del valico di confine, mi sentivo bloccata e impotente per non poter mettere in atto le doti comunicative che stavo invece sviluppando al mio "altro confine”, quello statunitense-messicano.
    Sono cresciuta in una regione in cui si parlano varie lingue, tra cui lo sloveno e il friulano, e ciò che mi ha portato al plurilinguismo - ovvero la capacità di comunicare in più lingue - è stata una particolare esigenze empatica ed esplorativa, per appropriarmi di luoghi che non potevano essere realmente i miei senza la padronanza della relativa lingua.
    Il plurilinguismo non è qualcosa che possiamo dare per scontato, dipende molto dal contesto sociale, culturale e ambientale.
    Il mio caso è stato quello di crescere come una strana bilingue, visto che mia mamma mi parlava esclusivamente in italiano in Italia ed esclusivamente in spagnolo in Messico e California, dove però le mie cugine comunicavano in inglese per non farsi capire da me.
    Ciò mi ha creato molta confusione e frustrazione, ma anche una volontà di "riscatto".

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  • Crescere a Gorizia a cavallo del nuovo millennio da «Gorizia e Nova Gorica: capire il confine»
    Feb 9 2025
    Lingue, minoranze e confini

    Gorizia non è la mia città natale, ma è stato il luogo che mi ha formata in modo sostanziale e in cui ho frequentato i cinque anni del liceo e un anno di università.
    Entrambi gli istituti si trovano a qualche centinaia di metri dal confine con la Slovenia: il primo vicino al valico di San Gabriele, il secondo a quello di Casa Rossa.
    L'istituto D'Annunzio non fu la mia prima scelta, all'inizio volevo frequentare il liceo scientifico di Monfalcone, poi la mia migliore amica mi disse: «vieni a Gorizia con me, lì c'è una scuola con un indirizzo speciale dove potremmo studiare ben tre lingue straniere», una prospettiva di arricchimento linguistico che catturò la mia mente.
    Era il 1998, e si potrebbe giustamente immaginare come, a cavallo del nuovo millennio e alla luce dei processi di avvicinamento il corso dei paesi dell'Est Europa alla Comunità Europea, a Gorizia regnasse un gran fermento legato alla consapevolezza della specificità della nostra terra di confine. Purtroppo, l'atmosfera era tutt'altro che frizzante e la città appariva appiattita in un clima pesante popolato da ingombranti ricordi bellici che si propagavano nelle innumerevoli rapidi, nei monumenti in onore della sua italianità e dei suoi martiri.
    Questi riecheggiavano in maniera quasi ossessiva anche nella toponomastica, come in via Balilla, proprio dietro la nostra scuola, nelle vie dedicate alle varie brigate - Casale, Pavia, Etna, Cuneo, Treviso... - e generali - Cadorna, Papa, Paolini - nonché nella presenza dell'ossario di Oslavia, talmente imponente e suggestivo che io e la mia migliore amica un giorno decidemmo di visitarlo marinando le elezioni.
    A scuola capitava spesso di sentire pronunciare epiteti inaccettabili contro gli sloveni, soprattutto il tipico "s’ciavi" (schiavi), tutte espressioni indicante disprezzo verso gli slavi in generale.
    La situazione scolastica goriziana risultava essere in un certo senso "ghettizzata": noi italiani nelle nostre scuole, gli sloveni nelle loro, seppure con delle eccezioni: ovvero dei rari casi gli sloveni nelle scuole italiane.

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  • Villa Pirondini e il testamento dei CCCP da «Viaggetti In Emilia» fuori rotta dall’Appennino al Po
    Feb 7 2025
    Sull'autobus che va da Novellara a Rio Saliceto, l'autista Antonio, di Napoli, vive nelle terre reggiane da molti anni, ma non ha mai sentito parlare di Villa Pirondini.
    Chiedo a un contadino che sta potando la vigna se conosce Villa Pirondini; «Certo, e più avanti, ma è disabitata da tempo. Chi cerchi?». Fantasmi, rispondo.
    Villa Pirondini quasi non si vede dalla strada, seminascosta alla fine di un vialetto sterrato in corrispondenza della palina del bus della linea Rio Saliceto-Correggio.
    Se si ha in mente la copertina del disco dei CCCP non si può sbagliare.
    Nonostante sia coperta in parte dalle cascate di edera, il suo colore rosa salmone la rende inconfondibile.
    Questa magione settecentesca che racchiude le storie di famiglie di agricoltori al servizio dei campi intorno, che è stata anche scuola di campagna, è un monumento del rock italiano.
    Se ci fosse un esame di archeologia musicale, Villa Pirondini sarebbe senza dubbio sul programma, perché al suo interno, adattato a studio di registrazione, nell'estate del 1990 si ritrovarono i CCCP fedeli alla linea per registrare il loro disco testamento prima di sciogliersi nell'autunno successivo.

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    Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, autori nel 2024 di questo diario di viaggio, marchigiani di San Benedetto del Tronto, sono scrittori e viaggiatori "terranauti", dediti cioè con passione all'arte del viaggiare lento, fuori dai circuiti del turismo ordinario e in genere con il trasporto pubblico.La geografia dei corsi d'acqua e delle Valli li guida alla ricerca dell'osteria perduta, piacevolmente trascinati da un'onda anomala di luoghi, persone comuni e personaggi noti, scrittori, poeti, trattorie, cibi, libri, vini, film, canzoni, montagne, fiumi ...
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  • Il mondo di Novellara da «Viaggetti In Emilia» fuori rotta dall’Appennino al Po
    Feb 7 2025
    «Grandi risaie e filari di pioppi, e all'orizzonte montagne maestose, non si può dire che sia il paradiso ma è il paese dove sono nato. La gente chiusa e un poco scontrosa ma quando ama sa amare davvero».
    È l'attacco di “il paese”, una delle canzoni immancabili a ogni concerto dei Nomadi, e il paese in questione naturalmente è Novellara, che ha dato i natali allo storico complesso e ad Augusto Daolio, suo leader e voce iconica.
    Le grandi risaie non ci sono più, Augusto è scomparso prematuramente trent'anni fa, ma a Novellara il suo ricordo è sempre vivissimo, anche tra coloro che, quando lui cantava, non erano ancora nati.
    Novellara è un municipio multietnico, considerato una capitale della solidarietà e dell'integrazione. Qui c'è la più grande comunità Sickh d'Italia, che è la forza lavoro alla base del Parmigiano Reggiano ma anche di molte altre industrie.
    Novellara è una di quelle città assolutamente di fiume senza essere sul fiume, il Po si respira nell'aria, si intravede sui morbidi colori pastello delle sue case che si incendiano al sole del tramonto, si intuisce nella sinfonia dei suoi portici eleganti e austeri, te lo immagini scorrere lì in mezzo, tra la torre della Rocca gonzaghesca e il campanile della Collegiata.

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    Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, autori nel 2024 di questo diario di viaggio, marchigiani di San Benedetto del Tronto, sono scrittori e viaggiatori "terranauti", dediti cioè con passione all'arte del viaggiare lento, fuori dai circuiti del turismo ordinario e in genere con il trasporto pubblico.La geografia dei corsi d'acqua e delle Valli li guida alla ricerca dell'osteria perduta, piacevolmente trascinati da un'onda anomala di luoghi, persone comuni e personaggi noti, scrittori, poeti, trattorie, cibi, libri, vini, film, canzoni, montagne, fiumi ...
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    17 mins